Non ci si abitua mai al silenzio
Il rumore di voci cristalline, di pianti, di urla, di porte sbattute o chiuse come muri invalicabili si insinua nella mia mente e si somma a tutti quei ricordi che infilo nel cassetto della memoria. Siamo stati così tanto vicini, tanto quanto allontanati dalle intemperanze dell’adolescenza. E poi siete diventati grandi e avete portato via le vostre cose, un po’ alla volta, perché quel cordone ombelicale fa comunque fatica a cadere. Però è giusto così, perché i figli non sono nostri e imparare a camminare, cadendo con le ginocchia sbucciate, si deve fare da soli. Prendere le misure dello spazio e del tempo, poi si va. Quanta vita è passata su questi letti, su questo pavimento che ancora porta i segni del vostro gioco.
È ben vero, il silenzio fa rumore, ma mi piace quello che siete adesso e il vostro divenire.
Un sorriso mi apre il cuore e spazza via questa struggente nostalgia. E realizzo che vi aspetterò sempre, vi ascolterò, piangerò e riderò con voi. Gioie e dolori vi aspettano. È la vita!